Lotto Soudal, Adam Hansen e il sospetto Covid-19: “Subito test e tutti tracciati, in Repubblica Ceca sono stati efficienti”
Adam Hansen è un tipo che ha sempre qualcosa da raccontare. L’australiano della Lotto Soudal detiene il record di Grandi Giri consecutivi portati a termine (sono 20, dalla Vuelta a España 2011 al Giro d’Italia 2018), è un’imprenditore che spazia in campi diversi dal ciclismo e ha fatto parlare di sé anche per l’abitudine di concedersi qualche sorso di birra durante le salite più dure delle varie corse. Per non farsi mancare nulla, anche le sue settimane scandite dall’emergenza Covid-19 sono state a dir poco movimentate. Ora, però, l’australiano, da poco 39enne, ha voglia di riprendere a gareggiare, anche per meritarsi un nuovo contratto per la prossima stagione.
Hansen era fra i partecipanti del UAE Tour 2020, la corsa dove in pratica, per il mondo del ciclismo, tutto è iniziato. L’australiano all’epoca rientrò in Repubblica Ceca, dove risiede prima prendendo un aereo per la Polonia e poi spostandosi in automobile: “Alla dogana ho mostrato il mio passaporto australiano. Io ho anche quello italiano, ma in quel periodo proprio non volevo mostrarlo… Appena sono rientrato a casa ho iniziato a star male e poco dopo mi hanno chiamato dalla Polonia dicendomi che sul mio volo di ritorno c’era stata anche una persona con il Coronavirus. Quindi ho dovuto mettermi in autoisolamento e avvisare le autorità sanitarie ceche, che mi hanno subito testato. Negativo”.
Il vincitore di una tappa al Giro d’Italia 2013 ha iniziato a star meglio per poi peggiorare nuovamente. “Sono andato al dottore, che ha subito pensato avessi il Covid-19 e mi ha spedito a casa. In quel momento in tutto il paese c’erano otto positivi, tutti tornati da una vacanza sulle montagne italiane. In Repubblica Ceca avevano una specie di pagina di Wikipedia con i nomi di tutti i positivi: tutti erano tracciabili. Io non volevo proprio essere quello che avrebbe infettato tutta la nazione. Sono venuti subito a testarmi di nuovo a casa, con tutte le precauzioni del caso. E sono risultato di nuovo negativo: ‘Solo febbre’, mi hanno detto”.
In Repubblica Ceca, e nella vicina Slovacchia, sono entrati in “lockdown” negli stessi tempi dell’Italia. “Ma non hanno mai impedito di uscire, i negozi sono rimasti sempre aperti. Sono stati veloci nell’agire e io credo di essere stato uno dei ciclisti professionisti più fortunati al mondo: potevo allenarmi in strada e avevo anche delle montagne vicine a casa. Comunque, non ho esagerato con gli allenamenti: vedevo che in Belgio c’erano colleghi che facevano 250 chilometri di allenamento e pensavo: ‘Che senso ha? Non correremo per almeno 2-3 mesi”.
Programmi per il 2020? “La squadra non vuole fare camp d’allenamento o riunioni. Quindi ci hanno fornito il calendario e ci hanno detto di scegliere un piano A e un piano B. Lo staff poi proverà ad allestire un programma che possa fare noi corridori il più felici possibile. Per me, le mie scelte ideali sono la Milano-Sanremo, il Giro del Delfinato, il Tour de France e il Giro d’Italia“. I chilometri non hanno mai spaventato Hansen, che nel frattempo continua a vivere tutte le sue vite: “Tutto sommato, dal punto di vista personale il lockdown mi è piaciuto. Avevo sempre voluto il superpotere di poter fermare il tempo e mettermi in pari con le cose e così è andata. Il mondo si è fermato e io posso fare quello che voglio”.
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